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mercoledì 17 febbraio 2010

After Life

Mi sono imbucata in una lezione di letteratura giapponese del I anno, il che si è rivelata una splendida idea, visto che ha fatto vedere un film bellissimissimissimo.
Che ha fatto calare l'abbiocco a mezza classe, e causando diserzioni in massa dopo 15 minuti.
Gente che non capisce una beata mazza o, come suggerito dalla professoressa stessa, gente che forse si è iscritta a giapponese solo perché interessato ai manga.

Avrei voluto farle l'applauso.

Il film, del 1998, è diretto da Hirokazu Koreeda, e presenta attori non professionisti nel cast. Devo ammettere che lo sospettavo...alcuni sono assolutamente adorabili nella loro naturalezza!
Io sono arrivata pochi minuti dopo l'inizio. La prima scena che mi è presentata agli occhi era quella di una signora avanti con gli anni, seduta in un bancone in quello che sembrava un normale ufficio burocratico.
Una voce fuori campo, appartenente ad un uomo seduto all'altro lato del bancone, le annunciava candidamente così: "Sono dolente di comunicarla che lei è morta. Sono spiacente per la sua perdita"
Mentre qualcuno, nell'aula semibuia, ha fatto una faccia strana, la mia doveva essere di pura estasi.

So che chi mi legge ha già visto in passato questa mia reazione alla morte nella cinematografia e letteratura, non posso farci niente, è più forte di me.
Se la morte viene presentata in modo figo (anche quando viene resa una personificazione antropomorfa come nei libri di Pratchett) io ci vado matta

La storia gira intorno a questo "ufficio" in cui appunto finiscono le persone defunte. Lì, dopo un periodo di cinque giorni, devono decidere l'unico ricordo della loro vita che vogliono conservare per il resto della loro non-vita.
E una volta deciso, i tecnici di questo ufficio penseranno a metterlo in scena, esattamente come se fosse un film.
Il che, onestamente, è una cosa grandiosa *________*

Quindi abbiamo questo gruppo eterogeneo di persone in lotta con sé stessi per decidere quale sia l'unico ricordo che vale la pena portare con sé per sempre: c'è il ventunenne che ha odiato la propria vita e che l'unico ricordo che vorrebbe tenere è quello riguardante un sogno che ha fatto; la ragazzetta indecisa fra un pomeriggio a Disneyland e uno con la sua famiglia, una vecchina (che provocava trilletti adoranti alla prof) che ha vissuto tutta la vita con la mente di una bambina di 9 anni, un uomo indeciso su quale ricordo scegliere.
Un variegato gruppetto di neo-defunti, aiutati nella scelta dagli "addetti" del settore, gente che, una volta defunti, non sono riusciti a trovare quell'unico ricordo speciale, e sono rimasti lì, ad aiutare quelli che sono venuti dopo di loro.

Anche i consulenti di questo misterioso ufficio hanno i loro crucci. Takashi (Arata) viene assegnato a Ichiro, un uomo che, involontariamente, è legato a lui; mentre la giovane Shiori (Erika Oda) è follemente innamorata del suo collega, che ovviamente, non la calcola.
Il che mi stava pure bene. Forse mi avrebbe fatto un pò senso, del romanticismo fra defunti che non siano vampiri XD
Il fatto che lui trovi il suo ricordo speciale (che lo farebbe svanire da quel luogo) la terrorizza, e le causa frustrazione, perché lei non ha alcun ricordo della sua vita passata (oddio..almeno mi pare...si, sono quasi sicura di sì )

É stato accusato da alcune miei colleghe (le stesse che sono sgattaiolate via dopo qualche minuto) di essere eccessivamente lento. Io non credo. O meglio, quando lo si accusa di essere lento sembra quasi una cosa brutta, in realtà ha il ritmo perfetto per la storia che racconta.
Delicato, sarebbe più corretto.
E poi mi è piaciuta l'idea di usare persone "comuni" (nel senso "non attori", sennò pare brutto XD).

Molte delle interviste con i neo-defunti sono interviste autentiche che i protagonisti hanno fatto con il regista, parlando della loro vita.
L'idea di questo film è venuta al regista osservando i ricordi di suo nonno, riguardanti amici e parenti, svanire lentamente a causa dell'Alzheimer.
In fondo tutto il film si basa su quell'unica domanda: se potessimo avere un ricordo, uno solo, per tutta l'eternità, quale sceglieremmo?

Ho trovato il trailer, che ha l'audio in inglese.
Meglio che niente






Il compositore olandese Michel van der Aa (che non è neppure malaccio ) nel 2006 ha tradotto il film in un'opera lirica, e una versione modificata ha debuttato lo scorso settembre alla Dutch National Opera di Amsterdam con un'opera multimediale in cui si mescolavano performance live e sequenze del film.

Si lo so, è una notizia assolutamente inutile, ma già che c'ero l'ho buttata nel mucchio

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