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domenica 24 maggio 2009

Summer Days with Coo

Nonostante il piccolo protagonista, in quanto Kappa, mi abbia inizialmente suscitato il lieve ribrezzo che mi danno tutte le creature con parvenze E.T.iane, alla fine la pucciosità dell'insieme ha avuto la meglio.

Il giovane Koichi, ragazzino combattuto fra il sospirare segretamente di fronte alla sua compagnuccia, e prenderla in giro assieme ai suoi amichetti in quanto sfigata della situazione, trova quasi per caso quello che inizialmente crede sia un fossile, ma che in realtà è un kappa, creatura mitologica amante dell'acqua.
Ignaro reduce del lontano "periodo Edo", Coo, come viene chiamato dal ragazzino, viene accolto nella sua famiglia, con differenti reazioni dai membri familiari.
In particolare, il padre ne è incuriosito positivamente, la madre, lasciato da parte l'iniziale ribrezzo, si rassegna all'aver in casa quello strano essere, e la mocciosa di casa lo detesta dal più profondo del cuore.
Ma, come spesso accade in questi casi, la notizia, chissà come, varca le quattro pareti, e vola. Prima di bocca in bocca, poi attraverso l'etere.
Con la casa assediata dai giornalisti che vogliono vedere il famigerato kappa, la tranquillità familiare viene sconquassata, Coo capisce che l'idillio è finito, avvertendo l'urgenza di cercare quel che resta della sua razza, e soprattutto allontanarsi dalla scatenata Tokyo, con il pensiero fisso all'amato padre scomparso da tempo.

Si, carino. Due ore e venti però sono un pò troppe, per i miei gusti u__u
Molto carina la ending. Odiosissimi i paparazzi. Ma questo ormai è risaputo

mercoledì 20 maggio 2009

Neverwas, La Favola che non C'è

Ammetto di non aver mai sentito parlare di questo film prima di qualche mese fa, scovandolo in rete per caso.
E dire che fra i protagonisti compare Ian McKellen che, voglio dire, è Ian McKellen.
Guardandolo mi è sembrato avesse del potenziale, andato un pò sprecato. Ma è solo la mia sensazione da devota del fantasy.
Categoria alla quale certamente il film non appartiene, anche se al centro della storia c'è una celebre favola che narra di Neverwas, un regno incantato con creature bizzarre, e di un bambino.

Zach Riley è il nome del protagonista di questa favola, ed è anche il nome del figlio del suo autore, un uomo bizzarro e non proprio tanto sano di mente (Nick Nolte).
Quando un Zach Riley decisamente più adulto ritorna come psichiatra del manicomio dove suo padre ha passato un pò di tempo, incontra un uomo, Gabriel Finch (McKellen), che si professa essere nientepopodimeno il sovrano di Neverland, in attesa proprio del ritorno di Zach.
E tutto fa supporre che i suoi non siano semplici deliri da vecchio squinternato.
Appunti su libri macchiati dal tempo, vecchie lettere ingiallite, riproduzioni di mostri, tutto accuratamente conservato nei polverosi archivi dell'istituto.

Zach si convince che Neverwas esiste davvero, e quando Gabriel lo avverte di un incombente minaccia da parte dei cattivi, con un pò di riluttanza, insieme ad una vecchia amica ritrovata, da sempre fan della storia, non perde tempo a seguirlo nel bosco di Neverwas.
La verità è deludente e lascia con l'amaro in bocca.
Gli amanti dei fantasy, di quelli che sperano di trovare una Terra di Mezzo o un buco che conduca ad un Paese delle Meraviglie qualunque, magari ci resteranno male.

Resta comunque un bel film, ma che avrei sicuramente preferito con un altro finale =___="

sabato 16 maggio 2009

Ghost of Girlfriends Past (spoiler inside)

In caso si fosse sentita la mancanza dell'ennesima rivisitazione di Cantico di Natale (ormai non sanno più da che parte rivoltarla, sta storia), ecco a voi l'ultimo film con Matthew McConaughey e Jennifer Garner. Come si intuisce dal titolo (che spero non venga trasformato dal Comitato Titoli Obbrobbriosi in qualcosa di osceno), qui il protagonista, Connor Mead, un fotografo di moda incallito playboy, alle prese con il matrimonio del fratello si ritrova davanti il suo primo amore, Jenny, la ragazza che, anni addietro, il giorno del ballo gli spezzò il cuore andandosene con il figo della scuola. E con il fantasma di suo zio Wayne (Michael Douglas), il dongiovanni che proprio da quella triste sera divenne il suo maestro, che gli insegnò le tecniche per avere tutte le donne ai piedi, e che morì solo con un cane.

Proprio per evitare al suo adorato nipote la sua stessa solitaria sorte, gli comunica l'imminente visita di tre fantasmi.
E così accompagnato da una buffissima fantasma vestita in orrendi vestiti anni '80 ("la sua prima volta"), ripercorre la sua adolescenza, tutte le squallide storie che ha avuto, e le lezioni di suo zio, Connor capirà che...beh, il finale è abbastanza scontato, come scontata è la scena del fantasma futuro che gli mostra il suo penosissimo e desolato funerale.

L'unica cosa che mi ha fatto ridere è stata una citazione del libro, sul finale. Lui che, finalmente redento, apre la finestra, si affaccia, lieto di essere vivo, e rivolge lo sguardo in basso, verso un ragazzino che spala la neve.

"Che giorno è oggi? E' Natale?", domanda, in pieno stile scroogiano.
"No, è sabato, idiota", risponde lui. XD

venerdì 15 maggio 2009

La Verità è che non gli piaci abbastanza

Mi domando che reazione possa avere una persona che vede questo film senza prima leggere il titolo. Probabilmente penserebbe che il libro da cui è tratto è assurdo. In realtà, una volta sfogliato il libro di Greg Behrendt e Liz Tuccillo vi si aprirà un mondo, e apprezzerete di più la versione cinematografica.

Il libro altro non è che una serie di consigli rivolti alle donne su come snidare le scuse che solitamente gli uomini accampano perché troppo vigliacchi per non dirci in faccia che "non gli piacciamo abbastanza".

Porta vari esempi, di varie categorie (se non ti vuole sposare, se va a letto con un'altra, se è sposato), e il film ne concretizza qualcuno.
La ragazza alla ricerca dell'amore che trova in un giovane bastardo barista l'angelo custode che le aprirà gli occhi e la condurrà verso la consapevolezza (a quell'uomo non piaci, non ti richiamerà, dattela a gambe); una moglie con un marito infedele, una coppia fidanzata da sette anni in cui lui non vuole sposarsi, e via discorrendo.

Il film, pur grazioso, non rende il libro.
Che consiglio a tutte XD

Ex

Non per fare l'antinazionalista, ma solitamente i film italiani non sono in cima alla mia lista di preferenze. Sarà perché ho passato buona parte della mia vita ad evitare trashate alla Lino Banfi e film-panettone Boldi-De Sica.
Ecco perché ho tergiversato con la visione di Ex, sebbene la presenza di Fabio De Luigi avrebbe dovuto farmi schizzare al cinema sotto casa il giorno stesso dell'uscita ufficiale del film.

Matrimoni che vanno alla malora, fidanzati costretti a separarsi l'uno dall'altro facendo spazio alla lancinante gelosia, divorziati incalliti che scopre che la sua ex non era poi così stronza, un sacerdote che si ritrova a celebrare il matrimonio della donna che lo aveva spinto a presndere l'abito talare, un poliziotto violento che minaccia l'uomo della sua ex. Un sacco di nomi famosi per una serie di storie intrecciate tra loro, con un filo rosso che le accomuna.

Che l'amore eterno non esiste?
O che esiste ma che dobbiamo lasciarlo per rendercene conto?
Per la serie "Ti accorgi di quanto tieni ad una cosa finché non la perdi"?

Boh O.o

domenica 10 maggio 2009

Wolverine, le origini

Che prima o poi facessero un intero film su Logan era scontato come l'aver fatto un film su L di Death Note.
Al contrario di quello sul nipponico supermega geniaccio, il film su Wolverine è spettacolare e ti obbliga a tenere gli occhi incollati allo schermo.
Perché perdersi anche una singola inquadratura di Hugh Jackman sarebbe davvero uno spreco.

Sorvolando sul fatto che obiettivamente è il 40enne più figo che abbia mai visto, il film è bello.

Ho adorato la saga degli X-Men quindi, capirai, conoscere la storia di Wolverine fin da quando era un piccirillo, come poteva non interessarmi?
Bastardissimo oltre l'inverosimile il fratello Victor aka Sabertooth (Liev Schreiber, una vecchia conoscenza dei fan di Hugh, in quanto ha lavorato con lui in Kate and Leopold), con la splendida voce di Pino Insegno (madò, che voce *__*).
La cosa che mi è piaciuta particolarmente è vedere tutti quei personaggi che già conosciamo, con qualche anno di più, dai film precedenti.

Un particolare: gira in rete, in streaming, una versione "sporca" del film. E per sporca non intendo sconcia. Intendo con degli sbavi più o meno piccoli che non credo proprio sarebbero ammessi al cinema. Parlo di imbracature che si (intra)vedono, correzioni in sovraimpressione di frasi pronunciate dagli attori, e addirittura parti di scenografie (vedi il crollo della torre dell'Isola) che sono visibilmente generate al computer.
Piccolezze che potevo evitare andando al cinema. Ma oggi stavo male e mi son dedicata allo streaming XD

giovedì 7 maggio 2009

Lezione Ventuno

Sono stati principalmente due, i motivi che mi hanno spinto alla visione. Quel "scritto e diretto da Alessandro Baricco", e l'argomento portante del film, a giudicare dal trailer: la nona sinfonia di Beethoven.
Non sono una beethoveniana (al massimo, mi considero una Mozartiana), e infatti questo film ruota attorno alla persona di un eccentrico professore universitario, il professor Kilroy, secondo il quale esistono ben 141 opere d'arte considerate ingiustamente capolavori, fra cui appunto la celebre Nona.

E' un film bizzarro. A volte sembra un documentario, con tanto di interviste di buffi personaggi che sembravano appena scesi da un palcoscenico; a volte invece la scena cambiava completamente, e il protagonista appare essere un suonatore di violino giunto in uno strano luogo innevato, colorato da bizzarri personaggi, per scoprire qualcosa in più sulla Nona, prima di morire.
Baricco al suo approdo alla regia è qualcosa di sublime; non che mi aspettassi niente di diverso, visti i suoi libri. Credo che Baricco o si ami alla follia, o non si regge proprio. E questo film ricorda molto i suoi libri. Misterioso, che ti fa sollevare un sopracciglio chiedendoti per metà film se per caso tu non ti sia perso qualche passaggio fondamentale per la comprensione del suddetto.

E' uno di quei film che rivedrei volentieri. E' strano a tal punto da lasciarti quasi con un senso di vuoto nel momento in cui compare la parola fine.

E' sempre il vuoto a generare i passi impossibili quelli di cui non saremmo mai capaci.

lunedì 4 maggio 2009

The Strangers

La mia vicina, che sta lentamente sprofondando nel mare di film e trailer, si era fissata con The Strangers. Niente di strano, a me è capitato un sacco di volte.
Così aspettava solo il momento giusto per annunciare la temuta frase: "Dài, vediamocelo!".

Ora, premetto che il mio incubo maggiore della vita di tutti i giorni, è il pensiero che sconosciuti varchino la Sacra Soglia della mia casa contro il mio Sacro Volere.
Ecco perché credo che non riuscirei mai a portare a termine la visione di Funny Games (Tim Roth, amore mio, perdonami...).

A me è sembrata una idiozio allucinante.
Sarà che non ero nel mood giusto. Sai, silenzio, sguardo fisso allo schermo, niente distrazioni, buio totale.
Tolte le fondamentali necessità affinché un thriller ti colpisca, non è che resti poi molto...
La mia vicina saltava in aria ogni due per tre. Io non l'ho trovato poi così eccelso.

Si, carino, niente di che.
E il fatto che sia tratto da una storia vera, non sposta di una virgola quello che penso...

domenica 3 maggio 2009

Fuori Menù

Prendete Maxi, primo chef di un ristorante con due chiodi fissi: evitare che il ristorante crolli in bancarotta, e ricevere la visita di un rappresentante della guida Michelin per ottenere le agognate stelle.
Prendete una maitre alla ricerca del vero amore, frustrata da storielle andate sempre male.
E prendete l'idea che entrambi si invaghiscano dello stesso uomo, il nuovo vicino di casa, un giovane calciatore con un segreto da difendere agli occhi di media e pubblico.
Prendete due ragazzini diventati improvvisamente orfani di madre, costretti a vivere col padre che odiano; padre che non prova nemmeno molta simpatia per loro perché "non si è divertito molto, nel farli".

Mescolate il tutto, e aggiungete un contorto piccante di nonni velatamente omofobici ma con delle uscite esilaranti.
Fuori Menù (Fuera de Carta) mi ha fatto ridere. Mi è sembrato un pò troppo repentino l'affezione sviluppata per i figli, ma volendo calcare la mano sul lieto fine buonista del E vissero tutti felici e contenti non si poteva fare altrimenti.

Spassosi i nonni, anche se le battute dell'anziano genitore possono far storcere qualche naso.





 

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