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sabato 2 gennaio 2010

Tempi Moderni


Charlie Chaplin è un mito.
E uso volontariamente il presente, perché ci sta.
Giuro, non credevo di ridere così tanto. Insomma, stiamo parlando del 1936, mica di ieri. La comicità cambia nel tempo, o meglio cambia il nostro modo di reagire di fronte alla comicità. Cose che facevano ridere 50 anni fa magari adesso ci fanno a malapena sorridere (sarà per questo che Stanlio e Onlio non mi fanno nemmeno a malapena sorridere? O.o).
Ma, accidenti se ho riso con Tempi Moderni.
I dialoghi sono sostituiti dai celebri cartelloni, ma non è un film muto. Infatti discorsi trasmessi attraverso megafoni e radio sono perfettamente udibili.
I personaggi non hanno un nome, ma sono identificati con i loro ruoli (Chaplin è
l'operaio, la sua amica è la monella, ecc).

Narra le strane vicissitudini di un operaio di una catena di montaggio. Il suo compito è avvitare bulloni, un'operazione così ripetitiva e ossessiva che lo manda fuori di testa (e a chi non farebbe quest'effetto?) conducendolo dritto dritto in una clinica per riprendersi dall'esaurimento nervoso.
Ma un attimo dopo essere stato rimesso in libertà, viene arrestato perché finisce in mezzo ad un corteo di operai rimasti senza lavoro a causa della recessione che ha portato alla chiusura di numerose fabbriche.
Nonostante incontri spiacevoli, la vita in galera gli piace...per lo meno ha vitto e alloggio garantiti. Anche quando gli viene condonata la libertà per aver impedito un'evasione (senza rendersene conto, in quanto accidentalmente strafatto di
polverina), fa di tutto per tornare dentro. E' in questo frangente che incontra una ragazza, la monella, orfana e con due sorelline da mantenere. Sfuggita all'affidamento in un istituto, la monella si aggira per le strade vivendo di espedienti per tirare a campare. Durante il furto fallito di un filone di pane, incontra l'ex operaio, che si prende anche la colpa del furto pur di tornare in galera. Sforzo inutile, visto che lei viene comunque arrestata.
Sfuggiti alla legge, vagabondano e trovano una catapecchia in cui alloggiano. A fabbriche riaperte, trova un lavoretto (subito interrotto), mentre lei viene assunta in un locale per ballare e cantare. E il nostro eroe viene assunto nello stesso locale, per servire ai tavoli (con scarsi risultati) e per cantare (la scena in cui canta Titina con la tecnica del
grammelot - ossia inventando di sana pianta le parole, inesistenti, è rimasta nella storia).
Ma la legge infine li raggiunge, e loro sono di nuovo a spasso.
Ma sono insieme, e questo è l'importante.

E' buffo che abbia visto questo film quando sono giorni che non riesco a togliermi dalla mente la canzone Smile (versione Glee), tratta, sorpresa sorpresa, proprio da questo film *___*
Celeberrima la scena in cui viene tirato giù dentro gli ingranaggi dell'enorme macchinario della fabbrica, e altrettanto celebre, e divertentissima, la scena in cui canta e balla Titina. Non ricordandosi le parole, le aveva scritte nel polsino, ma come potete vedere nel video, i polsini gli saltano via dopo 2 secondi aver iniziato a ballare XD


UN MITO!!


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